mercoledì 10 settembre 2008

VITA E MORTE DI VICTOR JARA


Sarebbe impossibile parlare di quel terribile 11 Settembre 1973 a Santiago del Cile senza parlare di Victor Jara.

Dopo averlo catturato lo stesso 11 Settembre e torturato per ben quattro giorni e quattro notti, con intenti solamente sadico-vendicativi, i militari lo assassinano con 44 colpi la notte tra Sabato 15 e Domenica 16 Settembre 1973.

Mancavano solo 12 giorni al suo 41° compleanno.

Anche lui come Lorca colpevole di poesia, di immaginazione, di amore per le tradizioni popolari, anche lui deciso a non stare alla finestra mentre la sua gente era in marcia per conquistare per tutti “abrigo, pan y amistad”
un riparo, pane ed amicizia.....

“Ya dejese de patilla’
venga a remediar su mal
si aqui debajito’el poncho
no tengo ningun puñal”

Era armato solo (ma non è poco) di fantasia, rabbia, amore, sarcasmo, buonumore, ironia ed una chitarra....questo non glielo perdonarono, gli spezzarono le dita e le mani prima di assassinarlo.

Era nato a Lonquen un villaggio di campagna nei dintorni della capitale, Santiago, il 28 Settembre 1932 in una famiglia di contadini poveri .
L’infanzia non fu delle più felici, il padre alcolizzato, maltrattava spesso la madre.

Fu lei, Amanda, però a dar forza ai figli ed a far nascere, in Victor l’amore per la chitarra, insegnandogli a suonarla.

Amanda spronò sempre Victor ad andare a scuola, nonostante la gran povertà in cui versava la famiglia.
Quando lui aveva solamente 15 anni, ella morì, lasciandolo nel disorientamento più profondo.

Seguirono anni di sbandamento.
Entrò prima in seminario, poi nell’esercito, alla fine tornò al villaggio, dove iniziò con altri giovani a dedicarsi allo studio ed al recupero delle tradizioni musicali contadine.

Da qui si una ripresa di interesse per lo studio che lo condusse fino a studiare sia recitazione che regia teatrale presso la Scuola di Teatro della Università del Cile.

Ben presto iniziò a lavorare come regista di teatro.

Fu la grande Violeta Parra, con cui prese a collaborare come assistente, a spingerlo nuovamente verso il canto folklorico.

Nel 1961 la sua prima canzone pubblicata“Paloma quiero contarte”, nel 1966 il suo primo disco personale.
Nel frattempo viaggi in Europa come regista teatrale, produzione di spettacoli folk, dischi collettivi.

Poi l’impegno a fianco di Unidad Popular, nella campagna elettorale ed oltre....
il governo di Allende lo nominerà ambasciatore della cultura cilena...

questi gli ultimi versi scarabocchiati un giorno prima di venire assasinato, già prostrato da torture e percosse, sull’agendina di un altro compagno prigioniero, poi scampato alla morte, e successivamente, con lievi modifiche, in altre versioni su pacchetti di sigarette, conservati come reliquie da altri prigionieri che furono con con lui nello Stadio Chile.

Espanto como el que vivo,
como el que muero, espanto.
De verme entre tanto y tantos
momentos del infinito
en que el silencio y el grito
son las metas de este canto.
Lo que veo nunca vi,
lo que he sentido y que siento...
harán brotar al momento... (borroneado en el original)
de la sangre, un fusil...

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