giovedì 17 aprile 2008

NON TI CURAR DI LOR MA GUARDA E PASSA


Rifondare Rifondazione ???.
Ma nemmeno ci si rende conto del ridicolo insito nelle parole così come nei fatti ??
Insomma si scioglie il PCI e nasce Rifondazione Comunista, e vabbene, fin qui....poi una
ventina di anni dopo (20 anni dopo era anche il titolo del prosieguo dei 3 Moschettieri)
Rifondazione Comunista viene mezza sciolta dai dirigenti e liquefatta dagli elettori...e
cosa ti vanno a pensare alcuni “irriducibili ? rifondiamo nientepopodimenochè
rifondazione comunista...poi magari rifondiamo la rifondazione di rifondazione ecc ecc

Nel frattempo che questi coglioni si trastullano, il mondo nel bene e nel male prosegue, all'orizzonte, cupo e desolato, come diceva l'inno anarchico di fine ottocento,
due fatti salienti
a) la crisi delle famiglie a reddito mediobasso
b) la prosecuzione dell’impegno militare in Afghanistan ed in Libano.

Sono fattori esplosivi: fame e guerra.
Badate bene. Anche se probabilmente la fame vera,
quella tipo India o Brasile, quella di chi passa giorni senza mangiare, noi non la
conosceremo mai, a meno di una vera e propria apocalisse, anche la fame relativa, la fame
percepita, non scherza e può avere effetti politici devastanti.

Dall’altro lato la guerra. La prosecuzione dell’impegno in Afghanistan e l’accentuazione
bellicista e filoisraeliana di quello in Libano possono avere effetti ugualmente devastanti.
Primo: erano decenni che l’Italia non aveva soldati veri, varie migliaia di persone
impegnate ad ammazzare ed a farsi ammazzare per la grandezza della patria. E per di più
neppure di leva, ma di mestiere.
Aggiungiamo poi che le Forze Armate, queste Forze Armate, impegnate a far la guerra, sono
un attrattore per giovani altrimenti privi di sbocchi lavorativi decenti.
E le conseguenze si vedono anche nei reparti di CC impiegati a Genova durante il G8.
La guerra è un grande anestetico rispetto all’orrore per la violenza.

Sia nel caso del fascismo che del nazismo, le forze armate fornirono la maggior parte dei
quadri intermedi ed alti dell’ assalto allo stato liberalparlamentare. Sia il fascismo che il
nazismo prosperarono su un terreno di crisi economica e sociale e di discredito della
politica. Certo meno male che siamo nell’ Unione Europea, un’ unione però molto ma
molto fragile e tuttora incerta nei suoi rapporti con gli USA.
I pericoli di attentati islamici, o eventualmente spacciati per tali, nel nostro paese, quindi si
accrescono non diminuiscono. Vi sono quindi tutti i presupposti per una stretta
FORTISSIMAMENTE autoritaria, portata avanti nell’indifferenza se non addirittura con il
consenso, di notevoli fette di strati popolari. Stretta autoritaria che servirebbe a controllare
e reprimere, qualsiasi tentativo di usare la crisi economica per una uscita “a sinistra”. Per di
più con un quadro dei mezzi di informazione completamete irreggimentati.
Si potrebbero anche lasciare in piedi le istituzioni elettive, ridotte a far da cassa di
risonanza ai plebisciti in favore dei capetti di turno.
Ovviamente il quadro delineato è il più fosco possibile, un’ipotesi realistica ma, spero, la
peggiore. SICURAMENTE però qualcosa di intermedio e di ugualmente devastante ci
capiterà a breve tra capo e collo. Lo ha detto il Capo stesso preannunciando RIFORME
IMPOPOLARI.
Ora voi capirete che chi come me -A TORTO OD A RAGIONE- fa una analisi di questo tipo
la voglia, non dico di partecipare, ma neppure di assistere da lontano, al trastullarsi
puerildemenziale dei ririfondaroli di turno non l’abbia proprio. L’espressione più garbata è
“ma vaffanculo” quella più cattiva “che vengano sterminati da una serie di incidenti
stradali.”
Certo è che la vittoria della Lega e di Berlusconi non è principlamente colpa loro, ma se
mai dell’arco centrista, incapace di decidere o in un senso o in un altro, sempre anche loro
trastullandosi nell’idea di far passare l’uragano, nascondendo la testa sotto la sabbia.
Il prodismo, il mortadellismo dc, in un’epoca che della DC ha fatto giustizia, ed in presenza
di un nuovo-vecchio ceto politico aggressivamente salito alla ribalta, sono alla radice della
vittoria leghista. ( Altra analogia con il fascismo è che esso si sviluppò nel centro-nord
sviluppato piuttosto che nel sud , dunque -per i suoi tempi- un fenomeno di modernità e
non di arretratezza). In un’epoca come questa tentare di risuscitare i fantasmi ed i nefasti
concertativi del vecchio pci (che poi lo hanno devastato) senza averne né la struttura, né la
forza elettorale né il radicamento sociale appaiono di un’imbecillità senza pari. Il
bertinottismo ha rappresentato tutto questo ed altro ancora. Accettare come terreno di
dibattito quello del discorso sul novecento lo ritengo far velo a tutto ciò.
Prima dell’analisi ideologico-culturale (a cui dobbiamo comunque tornare,
INPRESCINDIBILMENTE) è l’agenda della lotta politico-sociale quella che va
individuata.
Allora. Contro il razzismo non servono (o quantomeno non sono decisive) le denunzie
della sua schifezza. Serve (o speriamo di non dover dire SAREBBE SERVITA) la lotta di
classe.
Agli italiani, incazzati perchè non trovano casa, e si lamentano individuando nella pari
opportunità con gli immigrati in regola, la causa della loro sfortuna occorre indicare la
strada della lotta unitaria italiani-immigrati senza casa che occupano, che lottano contro la
grande speculazione, la sola strada perchè ci siano abbastanza case per tutti quelli che ne
hanno bisogno, e quindi diritto. I bisogni fondamentali come diritti. Questo è stato perso
per strada. Prima cheil novecento ripensiamo il modello sviluppista-consumista alla radice
di ogni crisi economico-finanziaria.
Così come l’abbandono delle 35 ore, recuperate poi in chiave più estremista da Grillo che
parla addirittura di 15/20 ore.....
Così come la delega in bianco alla triplice, che non poteva certamente (e non doveva )
essere corretta da interventi verticistici di partito sulla trattativa in atto. Occorreva
prevenire investendo di più, direi tutto, sul sindacalismo di base, sull’autorganizzazione.
Ed allora l’opposizione alla concertazione al ribasso avrebbe avuto la dovuta credibilità ed
efficacia.
Ovviamente questo significava costruire un’organizzazione di lotta (ed eventualmente,
anche, quando ve ne fosse necessità ed opportunità, di governo).
Badate ho usato apposta l’espressione “organizzazione” e non “partito”, perchè certo la
riedizione efficace di un vecchio partito tradizionale oggi come oggi è semplicemente
deemenziale ( e meno male, visti i frutti).
E non vi ho aggiunto l’aggettivo “rivoluzionaria” perchè non credo che sia la rivoluzione,
cioè l’attacco, ad essere all’ordine del giorno, ma se mai la difesa.
Tanto per essere chiari si poteva ( ed in taluni casi si doveva) anche colaborare, a certe
condizioni, con quelle frazioni della borghesia che accettavano un discorso di democrazia
laburista. Ma perchè ciò accadesse occorreva che fossero in piedi lotte che a quel discorso
davano gambe, cuore e cervello.
Si è preferito non il governo, ma date lo condizioni ed i rapporti di forza, il sottogoverno,
di cui la Campania della Bassolino connection è un esempio da manuale.
E tale preferenza ha avuto esiti non indifferenti nella costruzione del corpo di RC,
riempitasi di arruffoni e di arraffoni.
Perchè è ovvio che dagli obiettivi che si perseguono discende anche l’organizzazione. Non
è un caso che il responsabile nazionale dell’organizzazione di RC sia quel Ciccio Ferrara,
quadro della FIOM di Pomigliano, personaggio oscuro che ha gestito anche i
chiacchieratissimi referendum con cui si decise di preferire FIAT a NISSAN.....
Non è un caso che gli assessori di RC NON SIANO MAI E POI MAI usciti dalle Giunte
regionali di Bassolino. I risultati politici, prima che elettorali, sono sotto gli occhi di tutti.
E non è neppure un caso che Bertinotti, in perfetta sintonia con Prodi e Veltroni, non abbia
mai attaccato pubblicamente Bassolino quale responsabile dello sfacelo e della corruzione,
invitando i consiglieri regionali a dare le dimissioni dal consiglio regionale per rendere
possibile un ricambio e per separare le proprie responsabilità.
Non lo potevano fare, perchè Bassolino poteva ricattarli magari portando allo scoperto
indecenti episodi di collusione e di corruzione in cui erano tutti coinvolti.
Parlo di Bassolino perchè vivendo in Campania conosco meglio la situazione. Ritengo
però che il bassolinismo non sia un fenomeno di tipo localistico.
Ed anche soltanto fermandomi qui credo di avere portato argomenti non di poco peso per
elencare le difficoltà che esistono a rifondare qualcosa con i residui di Rifondazione.
Difficoltà. Non, ovviamente, impossibilità. Ritengo più facile avviare una riflessione con
compagni che avessero l’umiltà di una autocritica radicale, temo ahimè pochissimi.
Però sono i soli in cui mi riuscirebbe avere fiducia. Per gli altri vale il detto dantesco
“Non ti curar di lor ma guarda e passa”

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