mercoledì 8 ottobre 2008

SULLA CRISI di Antonio Casolaro

Il susseguirsi delle cadute degli indici di borsa, con un crescendo che appaiono simili a quelli successivi al giovedì nero del 24 ottobre 1929 dimostrano se ce ne fosse ancora bisogno che il capitalismo nella sua versione liberista si è dissolto nelle sue stesse contraddizioni.
Ma, attenzione, la crisi del capitalismo finanziario è l’anticamera di quello “reale” e ben presto i settori produttivi riceveranno i terribili contraccolpi dell’incendio delle tesorerie di mezzo mondo.
Nessuno è in grado di calcolare a quanto ammonteranno le perdite delle banche e quindi dei “risparmiatori/investitori/piccoli-medispeculatori” lanciatisi nella corsa al guadagno facile, orientati e diretti dalle bande dei single man delle agenzie finanziarie, i fighetti delle grandi o piccole agenzie degli investimenti, gli illusionisti dei guadagni a due cifre i sic, sic artefici magici dei rastrellamenti delle tasche dei creduloni di mezzo mondo abbacinati ed abbindolati dalle favole dei rapinatori di wall street, piazza affari, hong-kong, londra, francoforte, parigi, tokio, shangai e così via.
Per ora i ripari asimmetrici assunti dai “medici” accorsi al capezzale del moribondo pompano sangue nelle vene del capitalismo finanziario in coma, con fiumi di danaro fresco provenienti dalle banche centrali, assicurano i correntisti che non perderanno nulla (voglio proprio vedere alla fine se sarà così), udite, udite: nazionalizzano le banche in crisi quando fino a dieci minuti prima ad incominciare dal cavaliere sull’onda dello slogan in voga negli ultimi vent’anni (deregulation, deregulation si gridava da tutte le parti) liberalizzavano, privatizzando finanche i gabinetti delle stazioni tant’è che oggi per accedervi bisogna pagare dai 40 centesimi di caserta all’euro di roma.
(e se pisci nei cespugli rischi di essere ammazzato a revolverate).
Il cavaliere tronfio delle sue ricchezze ha continuato a dire fino a ieri, incontrando gli atleti che hanno conquistato l’oro alle olimpiadi di Pechino, che ha salvato il paese dal comunismo, senza che nessuno dei presenti gli ricordasse che le sue “grandi” imprese i suoi enormi guadagni a cominciare dall’attività di palazzinaro (milano due) fino a quello di editore e produttore televisivo li ha realizzati in un paese dove era presente il più grande partito comunista (si fa per dire) dell’occidente.

Che cosa faranno il cavaliere ed il neo colbertista ministro del tesoro di fronte per esempio alla crisi dell’impresa di elettrodomestici Merloni che ha chiesto la cig per ottomila dipendenti ?
Come risponderà alla sig.ra Marcegaglia che in presenza della chiusura dei rubinetti del credito da parte delle banche chiede allo Stato d’intervenire ?
Come agirà se la caduta di Unicredit continuerà (ieri il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso) ?
Cosa farà il cavaliere se anche ad ottobre le vendite Fiat saranno inferiori ai budget previsti dal dr.Marchionne e soci ?

Per ora a differenza del primo cavaliere della storia del bel paese che a Monaco nel 1938 si disse che salvò la pace, questa volta la sig.ra Merkel, ad onta dell’immenso fascino latino e dei trattamenti degli istituti di bellezza di mezza Italia e mezza America, al reuccio di Arcore, poco è mancato che non gli sbattesse la porta in faccia.

E la vendetta di Marx si deduceva seguendo una trasmissione televisiva di lunedì sera alla quale partecipava da Parigi “il cattivo maestro” Tony Negri, il quale a differenza del personaggio in cerca di autore, reduce dei ritiri di perseveranza sui monti d’Olimpo tra i monaci ortodossi, che trova indicibile il termine comunismo, ne sosteneva l’attualità e la scientificità applicativa.

Ed infatti come non riconoscere che le immense devastazioni dei subprime non sono la conseguenza del tentativo di rispondere alla crisi di sovrapproduzione che investe da sempre il capitalismo ? Concedere mutui e crediti – due, tre, quattro carte di credito – a chi a mala pena riusciva ad arrivare alla fine del mese e forse neanche pure, per poi vendere questi crediti ad istituzioni che collocavano in tutto il mondo questa carta straccia, significava sostenere la vendita delle case e degli altri consumi, significava sostenere la produzione e concorrere allo sviluppo del pil.

Cosa è se non questo la denuncia di un quotidiano britannico che ha raccontato la storia di un ultra cinquantenne, il quale ha accumulato un debito di oltre cinquantamila sterline su 14, si quattordici, carte di credito e finanziamenti vari. Con l’aumento del costo della vita degli ultimi tempi quest’uomo non è più in grado di pagare non dico il capitale, ma nemmeno gli interessi e così quanti altri ancora.

Ecco perché ieri sera la cosiddetta componente di sinistra della giunta Petteruti, sulla questione macrico, è uscita ancora una volta con le ossa rotte.
Nel parco o col nome di palazzo dei servizi o col nome di beauty farm una evidente cubatura di cemento andrà colmata.
Il capitale è sempre alla ricerca della sua valorizzazione e trova sempre le strade per raggiungerla.

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