venerdì 8 maggio 2009





“Mentre tu sull’amor di Petacci ti affannavi a dar fiato alle trombe
Sull'Italia calavan le bombe....”
E’ l’inizio di una strofa de La Badoglieide, una canzone cantata da partigiani ed antifascisti antimonarchici ed antibadogliani.
Non erano cioè le tresche amorose del fu Duce il movente della lotta politico-militare degli antifascisti, non era per cacciare un attempato dongiovanni che centinaia di ragazze e ragazzi, di anziani e di vecchi hanno affrontato le camere di tortura repubblichine e delle SS, non era per questo che migliaia di partigiane e di partigiani hanno sacrificato la propria vita, ma per l’idea, per la voglia di un ‘Italia diversa da quella costruita dalle menzogne e dalle atrocità dei fascisti e dei loro complici che erano più o meno la quasi totalità della classe dirigente italiana di quell’epoca.
Il corso della storia ci ha insegnato come leader proclivi alla dissolutezza privata siano stati dirigenti non certo peggiori, talvolta migliori, di altri che erano più morigerati.
Hitler, se il punto fosse questo,era vegetariano...e non era certo un fanatico delle ammucchiate.......
Ma il punto o meglio i punti, non sono ovviamente questi.
Un punto è la crisi economica, un punto è il razzismo, un altro punto è un modello di sviluppo (????) che saccheggiando le risorse dei paesi neo-colonizzati ne terremota le basi sociali fino a renderli invivibili, fino a rendere appetibili (se così si può dire) que i rischi tremendi così ben descritti da Fabrizio Gatti in BILAL per arrivare nel mondo dei saccheggiatori a vendere fazzoletti di carta ai semafori....
Ulteriore punto è un sistema formativo talmente scassato da non metterci in grado di sfruttare fonti energetiche alternative rinnovabili di cui il nostro paese abbonda....e che potrebbero anche essere un notevole fattore di sviluppo economico...

Di Noemi Letizia e di Veronica Lario, di Silvio e delle sue veline dovrebbero strafottersene quegli operatori dell’informazione che avessero a cuore davvero la formazione di un’opinione pubblica critica verso questo stato di cose.
Ma invece si autocostringono a parlare di ciò di cui vorrebbero costringere tutti quanti a parlare.
Eh no, eh no, sia pure ultraminoritario sta cerescendo un “giornalismo” partecipativo che vuol dire la propria su ben altro che farfalline diamantini reggiseni tanga ed altro materiale da boutique di lingerie.
Sulla vicenda Letizia Lario Berlusconi cali il sipario.
Alle armi di distrazione di massa opponiamo le armi della costruzione dal basso (a prescindere da Brunetta jajajaja) della nostra autoformazione ed auto informazione.



Più sotto il testo della BADOGLIEIDE copiato da it.wikipedia.org


La Badoglieide è uno dei più noti canti della Resistenza Antifascista italiana. Secondo la testimonianza di Nuto Revelli, il testo della canzone nacque il 25 aprile 1944 come un'improvvisazione sulla musica della canzonetta E non vedi che sono toscano.
Fra i nomi dei partigiani di Giustizia e Libertà che concorsero alla stesura delle parole, si possono citare lo stesso Revelli, Ivanoe Bellino, Alberto e Livio Bianco, Nino Monaco.
La musica del ritornello in piemontese appartiene alla tradizione popolare.
Il testo della canzone, fortemente anti-monarchico e anti-badogliano, fu anche cantato, con il testo opportunamente modificato, dai militari della Repubblica Sociale Italiana.

O Badoglio, Pietro Badoglio
ingrassato dal Fascio Littorio
col tuo degno compare Vittorio
ci hai gia rotto abbastanza i coglion.

(rit.)
T'l'as mai dit parei
T'l'as mai dit parei
T'l'as mai dit, t'l'as mai fait,
T'l'as mai dit parei
T'l'as mai dilu: Si Si
T'l'as mai falu: no no
tutto questo salvarti non puo.

Ti ricordi quand'eri fascista
e facevi il saluto romano
ed al Duce stringevi la mano
sei davvero un gran bel porcaccion.

Ti ricordi l'impresa d'Etiopia
e il ducato di Addis Abeba
meritavi di prender l'ameba
ed invece facevi i milion.

Ti ricordi la guerra di Francia
che I'Italia copriva d'infamia
ma tu intanto prendevi la mancia
e col Duce facevi ispezion.

Ti ricordi la guerra di Grecia
e i soldati mandati al macello,
e tu allora per farti piu bello
rassegnavi le tue dimission.

A Grazzano giocavi alle bocce[1]
mentre in Russia crepavan gli alpini
ma che importa, ci sono i quattrini
e si aspetta la buona occasion.

L'occasione è arrivata
È arrivata alla fine di luglio [2]
ed allor, per domare il subbuglio,
ti mettevi a fare il dittator.

Gli squadristi li hai richiamati
gli antifascisti li hai messi in galera
la camicia non era piu nera ma
il fascismo restava il padron.

Era tuo quell'Adami-Rossi[3]
che a Torino sparava ai borghesi;
se durava ancora due mesi
tutti quanti facevi ammazzar.

Mentre tu sull'amor di Petacci [4]
t'affannavi a dar fiato alle trombe
sull'Italia calavan le bombe
e Vittorio calava i calzon.

I calzoni li hai calati
anche tu nello stesso momento
ti credevi di fare un portento
ed invece facevi pietà.

Ti ricordi la fuga ingloriosa[5]
con il re, verso terre sicure;
siete proprio due sporche figure,
meritate la fucilazion.

Noi crepiamo sui monti d'Italia
mentre voi ve ne state tranquilli
ma non crederci tanto imbecilli
da lasciarci di nuovo fregar.

No, per quante moine facciate
state certi più non vi vogliamo
dillo pure a quel gran ciarlatano
che sul trono vorrebbe restar.

Se Benito ci ha rotto le tasche
tu, Badoglio, ci hai rotto i coglioni;
pei fascisti e pei vecchi cialtroni
in Italia più posto non c'è.


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