mercoledì 23 giugno 2010

POMIGLIANO NON E' CAPORETTO

Nessuno era contento alle due passate di questa notte del 23 giugno 2010.
Né i segretari della triplice antioperaia né i militanti di fabbrica dello SLAI Cobas e della stessa FIOM avevano motivo di gioire.
Erano passate da un po’ le 2 di questa notte (23 giugno), ormai mancavano solo due urne da scrutinare e la tendenza era chiara ed irreversibile, ce ne siamo andati. Erano giovani operai under 40 , FIOM e SLAI-Cobas, quelli che fino a quel momento hanno tenuto testa con pazienza certosina alle domande, spesso sciocche, dei giornalisti della TV e della carta (ben poco igienica). Qualcuno di loro era li’ dalle 5, dalle 6 della mattina del 22.
La classe operaia di Pomigliano ha tenuto. Non è stata, e non poteva esserlo, una vittoria. Ma neppure una Caporetto. Un operaio su tre, e diciamolo pure, qualcosina in più ha detto NO all’estorsione paracamorrista di Marchionne. La parola d’ordine su cui si è attestata la NON SOTTOMISSIONE OPERAIA era DIGNITA’.
Quello che è successo ai cancelli dell’ ingresso n. 2 nella giornata del 22 giugno, il colore, il dolore, la rabbia magari lo trovate su YouTube.
In breve vi dirò quello che non è successo, quello che non si è visto.
Non si sono viste le troupes né di Anno Zero ne di Report, non si è visto uno straccio di Santoro, di Gabanelli, di Iacona, di Ruotolo. Non c’erano né la Guzzanti, né Beppe Grillo, non c’era Di Pietro, non c’erano i vari padri Zanotelli, non c’era Gianni Vattimo, non c’era Saviano non c’era manco Rodotà.
Un mix di opportunismo e stand by mentale ha congelato le sinapsi della intellighenzia di sinistra.
Nessuna voce “nobile” del progressismo democratico e resistenziale si è unita a quella sorda ed ostinata di ben più di mille lavoratori che scandivano la parola, oggi evidentemente sovversiva, DIGNITA’.
Non so per chi abbiano votato queste operaie e questi operai alle elezioni.
Oggi sappiamo tutti però che quando gli hanno intimato di svendersi ANIMA E CORPO al padrone hanno risposto NO.
Si può e si deve parlare di terrorismo FIAT che arriva al tentativo di mettere in discussione il diritto di sciopero, un diritto costituzionalmente garantito e pertanto non disponibile.
Ovvero vi sono diritti ai quali non è data facoltà di rinunciare, questo per tutelare in maniera forte i soggetti deboli. Di fronte al ricatto ed alla prepotenza molti di noi possono cedere.
La legge suprema della Repubblica non riconosce come validi questi cedimenti, queste cessioni; qualsivoglia accordo stipulato in deroga è, perciò stesso, ipso facto, nullo.
A ciò si aggiunge la barbarie di spostare la pausa mensa a fine turno.
Ovvero durante il turno di lavoro neppure un momento di interruzione, di pausa, fisica e mentale.  Il capitale non molla la presa neppure un millesimo di secondo. Addirittura si chiede di non tenere conto dell’ obbligo del minimo di 11 ore di riposo tra un turno e l’altro.
Motivi strettamente tecnici per giustificare tanta barbarie non ve ne sono, né la FIAT che pure li accampa, si sforza più di tanto per sostenerli.
Il motivo è pertanto di chiarissima ed esclusiva natura politica.
Nonostante abbia messo a punto brevetti di notevole efficacia e portata, uno per tutti l’iniezione multipoint, poi ceduti magari alla concorrenza, la FIAT non produce auto tecnologicamente all’avanguardia, anzi...
Non certo l’assenteismo e la non produttività operaia hanno fatto del nostro paese un mercato appetitoso per tedeschi, giapponesi, sud-coreani francesi ecc. ecc. ma la incapacità di produrre auto che si contrappongano alla Toyota Yaris o alla Ford Focus o alle VW ecc. ecc. per qualità e prezzo. In queste condizioni il non venduto pesa eccome se pesa.....
Nonostante gli sbracati elogi del libero mercato e della imprenditorialità privata sono gli aiuti di stato che hanno impedito alla FIAT di andare a fondo.
La stessa Alfa di Pomigliano, ex proprietà IRI, ovvero Repubblica Italiana, è stato un grazioso regalo che i governi della Repubblica hanno fatto agli Agnelli.
A queste condizioni moltissimi sarebbero in grado di fare l’imprenditore privato.
Ed allora se i motivi tecnici del ricatto, “o controllo assoluto della forza lavoro o me ne vado” sono palesemente inconsistenti, vorrà dire che i motivi sono politici.
Chiuso Termini Imerese, messa sotto controllo Melfi occorre piegare Pomigliano.
In un momento in cui la sinistra politica è praticamente inesistente, gli operai dei fantasmi trasparenti e silenziosi, disciolti nella loro specificità irriducibile (come si è visto questa notte) nelle figure del consumatore e del telespettatore, privi di ogni visibilità, l’attacco per mettere legalità democratica e costituzione fuori dai cancelli di questa e di tutte le altre fabbriche aveva moltissime probabilità di riuscita.
Se così non è stato probabilmente non è dovuto ad un mitico erosimo delle vecchie avanguardie e dei giovani ribelli, come una bolsa retorica neobolscevica ed operaista fuori tempo massimo ci racconterà.
Non che l’accoppiata Granillo-Malavenda più l’ insubordinazione politica e culturale di non pochi giovani non abbiano pesato nella diga che ha impedito lo straripare dei SI’.
Senza questo la tenuta sarebbe stata impossibile. Va detto e ripetuto, la tenuta sarebbe stata LETTERALMENTE IMPOSSIBILE.
Ma non sarebbe stata sufficiente. Quasi sicuramente, in tempi per altro dove sicurezze e certezze hanno contorni assai nebbiosi, è stata l’esorbitanza, l’eccedenza della richiesta, l’ arroganza del voler stravincere a portare all intestardirsi di un numero così altro di lavoratrici e di lavoratori. La consapevolezza che una volta venduto, o meglio svenduto anche questo, non vi era altro da svendere, non vi era terreno negoziale possibile, TUTTO, NIENTE ESCLUSO, era rimesso al tuttaltro che buon cuore del capitale e dei suoi gelidi funzionari.
Probabilmente un uso più sapiente e paziente della “vaselina” avrebbe prodotto guasti maggiori ai danni della classe operaia e della democrazia nel nostro paese.
La Fiat si conferma eternamente sé stessa, da Valletta a Montezemolo, specchio fedele del paese che l’ ha vista nascere, dei suoi vizi, del suo autoritarsimo rozzo e non carismatico, della sua arretratezza culturale complessiva.
Ma che dire allora della intellighenzia nazionale, quella che si sbraccia contro il bavaglio, ma non trova niente da dire contro il collare ed il guinzaglio....????
Irriverenti col papa, spernacchiatori di presidenti della repubblica, censori accuminati della casta e del suo massimo esponente, il cavaliere assatirato, di fronte alla barbarie antioperaia (pure la mezzora di pausa del pasto si vuol di fatto negare, spostandola a fine turno, quando lavoratrici e lavoratori scappano per tornare a casa) ed all’attacco ai diritti costituzionali, i massimi esponenti girotondini e girocoglioncini, Pancho Pardi, Moretti Giovanni, alias Nanni,e compagnia cantante non hanno detto niente di sinistra, anzi non hanno detto proprio niente.
Loro vivono su un altro pianeta. O pensano di viverci.
Davvero il trionfo dell’alienazione e della falsa coscienza.
Impegnatissimi a contemplarsi allo specchio, non fan caso ai sussulti del terremoto, pensano distrattamente che siano le vibrazioni della metropolitana.

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