martedì 4 giugno 2013

Uno sguardo dalla piazza Taksim: perché la Turchia è ora in sobbuglio?




Ho ritenuto utile proporre questo articolo che una giornalista anglo-turca di 42 anni,  Elif Shafak ha scritto per il Guardian, quotidiano inglese di centro-sinistra. E' un  punto di vista progressista moderato, tuttaltro che rivoluzionario, quello delle nuove generazioni dirigenti laiche ed occidentalizzate. 
Scevre da simpatie e nostalgie per la destra militarista, golpista e fascistoide che è alle radici della fondazione della Turchia moderna, ma anche da eccessive simpatie verso il conservatorismo clerico-affarista dell'attuale partito al potere.

http://www.guardian.co.uk/world/2013/jun/03/taksim-square-istanbul-turkey-protest?CMP=twt_gu

Uno sguardo dalla piazza Taksim: perché la Turchia è ora in sobbuglio?

Un sit-in pacifico per proteggere uno degli ultimi parchi pubblici di Istanbul è diventata il barometro del malcontento del paese nei confronti del proprio governo sempre più autoritario. Ma è giusto etichettare questa protesta una 'primavera turca'?


"Mio caro Primo Ministro, ero un uomo apolitico; allora come mai sono sceso in piazza non per due alberi, io mi sono ribellato dopo aver visto come,di prima mattina, all'alba, sono stati aggrediti quei giovani che stavano protestando in silenzio nelle loro tende ?.. sono sceso in piazza, perché non voglio che a mio figlio accadano cose come queste e perchè mi piacerebbe di vivere in un paese democratico ".

Questa lettera toccante, indirizzata a Recep Tayyip Erdogan e scritta da uno dei manifestanti nella storica Piazza Taksim di Istanbul, è stata ampiamente diffuso sui social media della Turchia. Chi ha scritto  queste parole, Cem Batu, è il direttore creativo di un'agenzia di pubblicità. Che persone come lui ed il suo staff di istruiti, moderni, giovani abitanti della metropoli  siano stati "trattati" con gas lacrimogeni e feriti durante le proteste, la dice lunga sul calvario di questi ultimi giorni.


Tutto è iniziato con un pacifico sit-in per salvare uno degli ultimi parchi pubblici rimasti in una città di quasi 14 milioni di persone. Il governo è stato irremovibile sulla eliminazione del parco per ricostruire una vecchia caserma ottomana che lì sorgeva e poi trasformarla in un museo o in un centro commerciale. E' stata una decisione presa troppo in fretta e senza un adeguato dibattito pubblico e sui media. Molte persone, che avrebbero optato per un giardino pubblico al posto di un centro commerciale, si rendevano conto che le loro voci non venivano ascoltate dai politici. Svariate di loro hanno finito per occupare Gezi Park. Allo stesso tempo, l'hashtag # occupygezi è stato lanciato, incitando all'aiuto ed alla solidarietà. Come Koray Caliskan, politologo dell'Università del Bosforo, ha scritto sul quotidiano Radikal i manifestanti iniziali provenivano da differenti background ideologici, e tra loro c'erano anche persone che avevano votato in passato per il partito al potere, il Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP).


La durezza del comportamento della polizia contro gli occupanti di Gezi Parck ha cambiato tutto. Le tende dei manifestanti sono stati perquisite e date alle fiamme. Uno studente universitario ha subito un intervento chirurgico dopo aver ricevuto colpi ai genitali. Sirri Süreyya Önder, un deputato del partito curdo Pace e Democrazia (BDP), è stato ricoverato in ospedale dopo essere stato colpito da un lacrimogeno, e molti altri hanno riportato lesioni alla testa e sul corpo. Immagini di poliziotti armati di cannoni ad acqua, spray al peperoncino e gas lacrimogeni contro i giovani inermi, hanno scatenato una reazione diffusa, creando ripercussioni contro il governo senza precedenti  e scatenando vecchi rancori. Le proteste sono divampate in 60 città, compresa la capitale, Ankara. Rapidamente, le manifestazioni a pzza Taksim si è trasformata in qualcosa di più grande che va al di là di Istanbul e  della protezione di un parco pubblico.


Tre problemi strutturali hanno contribuito alla escalation della tensione.

In primo luogo, in Turchia non esiste un' opposizione consolidata ed adeguata ad una società così sviluppata . Questa rimane una carenza fondamentale, in quanto le persone non hanno sedi politiche alternative per incanalare le loro opinioni e frustrazioni. Ciò che non può essere espresso si accumula e ribolle dentro, in attesa solamente di esplodere dove e quando può.

In secondo luogo, mentre il principale partito di opposizione, il Partito Repubblicano del Popolo (CHP), è in  palese stato di liquefazione, il governo ha guadagnato troppo potere e autorità. La mancanza di meritocrazia e trasparenza diminuisce la fiducia della gente nel regime politico. Provvedimenti recenti, come la restrizione sulla vendita di alcolici e un annuncio sulla metropolitana di Ankara che proibiva i baci in pubblico ai passeggeri, hanno scatenato il timore che il governo stia interferendo negli stili di vita dei suoi cittadini e cercando di plasmare la società dall'alto.


In terzo luogo, nonostante il governo Erdogan sia stato capace di riportare l'esercito ad interessarsi a questioni solamente militari, e in questo senso ha contribuito al progresso della democrazia, è stato carente nella protezione della libertà di parola e di stampa. Gli scrittori e gli artisti sono ancora portati in giudizio a causa delle loro opinioni e sono accusati di insultare la nazione o valori religiosi. I mezzi di comunicazione hanno perso la propria diversità e numerose voci critiche sono state emarginate, mentre sta prendendo piede l'auto-censura.


Un'altro motivo di conflitto è stato il nome di un nuovo ponte da costruire a Istanbul.

Il governo ha deciso di intitolare il terzo ponte sul Bosforo a Yavuz Sultan Selim, il sultano ottomano Selim soprannominato il Grim, famoso per le sue stragi della minoranza Alawita, nel cosro della guerra contro l'Iran sciita nei primi anni del 16 ° secolo. Questa scelta ha suscitato i malumori della minoranza alawita, che si sente sistematicamente discriminata. Ha anche creato delusione tra democratici e liberali, che avrebbero preferito un nome neutro per il nuovo ponte. Mario Levi, lo scrittore ebreo-turco, ha scritto su Twitter: "Perché non Rumi Bridge o Yunus Emre Bridge?" Sia Yunus Emre e Rumi sono assai personaggi storici rispettati  e mistici famosi per la loro prospettiva umanitaria e pacifica. Altre persone hanno fatte diverse proposte. Eppure il nome del ponte, come le altre cose, è stato scelto senza molte discussioni, approfondendo  il fossato tra governanti e governati.

Erdogan è un politico di successo, ma il compromesso non è ciò che sa fare meglio. L'AKP è stato più capace di conquistare il cuore del popolo turco di qualsiasi altro partito nella storia politica della Turchia. Tuttavia, ci sono stati cambiamenti nel discorso del partito che hanno fatto sì che molti intellettuali liberali, che inizialmente hanno sostenuto i passi avanti effettuati dal governo, si siano sentiti ingannati e abbandonati. Dopo le elezioni generali nel giugno 2011, Erdogan ha pronunzato un bel discorso, dicendo che sarebbe stato il primo ministro sia di coloro che avevano votato a favore e sia di coloro che avevano votato contro di lui, allo stesso modo. Quel discorso è entrato a far parte della memoria collettiva come "il discorso del balcone". Oggi, dai loro balconi, le persone stanno battendo pentole e padelle per protestare contro di lui. Tra loro ci sono quelli che avevano applaudito il discorso del balcone per essere stato così inclusivo e costruttivo.


Lo stato d'animo prevalente tra gli scontenti della Turchia è che Erdogan ora si preoccupa prevalentemente, se non esclusivamente, di quelli che hanno votato per lui. Il resto della società - il 50% della popolazione - si sente esclusa, tenuta a distanza, a volte, sminuita. La politica della Turchia resta polarizzata, rissosa e cocciutamente maschilista. Il fatto terribile è che le donne sono sottorappresentate sia nella politica locale e che in quella nazionale non aiuta. Inoltre, anche se nessuno parla di questo, noi siamo un popolo emotivo. La politica è troppo spesso plasmata da emozioni e reazioni, piuttosto che da scelte razionali.


Eccezion fatta per alcuni giornali, i media mainstream sono stati sorprendentemente riluttanti a dar notizia delle proteste. NTV, uno dei canali televisivi più rispettati, è stato fischiato dopo aver fallito nel riportare gli eventi. È interessante notare che NTV ha mandato in onda trasmissioni in diretta delle proteste contro lei stessa.


In assenza di una buona e corretta copertura, i social media hanno prosperato. Una ricerca della New York University ha rivelato che in appena otto ore, 2 milioni di tweets sono stati condivisi su Gezi Park. Il numero di utenti di internet in Turchia supera i 35 milioni, Facebook e Twitter sono incredibilmente popolari. Tuttavia, i social media sono aperti alla disinformazione, a voci infondate, espressioni di odio e di teorie della cospirazione. In una società in cui poche persone hanno fiducia sia nei politici che nei media questo può essere pericoloso. Ma Twitter ha dimostrato di essere la piattaforma principale di condivisione di idee, immagini e informazioni senza censure. "Grazie ad Allah per Twitter" è stato uno dei messaggi che ho letto. Lo stesso Tweeter è stato descritto Domenica da Erdogan come una "minaccia"  in un'intervista televisiva in diretta.


Un mese fa, lo stato d'animo del paese era completamente diverso. Con il processo di pace turco-curdo tanto atteso  in corso, c'era ottimismo ovunque. Erdogan era visto come il leader determinato che aveva finalmente portato a termine un conflitto che aveva ucciso più di 40.000 persone nel corso degli ultimi 30 anni. C'è stato un gran parlare di Turchia, con la sua popolazione prevalentemente musulmana a democrazia laica, portata a modello per il resto del mondo musulmano. Quell' atmosfera ottimista è drammaticamente peggiorata . Tuttavia, può essere fatta rivivere ancora una volta se il governo imparasse dai propri errori.


Definire i recenti eventi come "primavera turca" o "estate turca", come alcuni commentatori si sono affrettati a fare, non è l'approccio giusto. E 'vero che la Turchia ha un sacco di cose in comune con molti paesi del Medio Oriente, ma è anche molta diversa. Con la sua lunga tradizione di modernità, il pluralismo, la laicità e la democrazia - anche se piena di difetti ed immatura- la Turchia ha i meccanismi interni per bilanciare i propri eccessi di potere. Se questo non può essere raggiunto, tuttavia, vi è la preoccupazione che le manifestazioni potrebbero essere manipolate da gruppi estremisti e diventare violente. La stessa preoccupazione è stata espressa dal presidente del paese, Abdullah Gül, che ha rilasciato una dichiarazione affermando  che il popolo aveva dato ai politici un messaggio chiaro e costruttivo , ed i politici dovrebbero prendere in considerazione questi messaggi beneintenzionati.


Ora, dopo giorni di sconvolgimento, piove dolcemente sulle gomme che bruciano e i graffiti, e la voce del giovane padre che ha scritto la lettera aperta al Presidente del Consiglio rappresenta i sentimenti di tante persone per le strade e nelle loro case: "Tu ci ha chiamati 'illegali', caro Primo Ministro. Se soltanto fossi venuto a conoscerci, avresti visto che siamo tutt'altro. "

 

 


Elif Shafak per il Guardian

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