mercoledì 31 ottobre 2007

UNGHERIA OTTOBRE NOVEMBRE 1956-2007

Paradossalmente dei fatti di Ungheria del '56 non se ne parla quasi più e sì che in una campagna anticomunista come si deve i riferimenti alla repressione (le repressioni) delle rivolte popolari ed operaie in Germania Est, Polonia Ungheria non mancavano, un tempo...

Erano i tempi in cui si voleva dimostrare quanto poco i comunisti italiani e francesi fossero democratici, dato che avevano come punto di riferimento quell'URSS, che dove aveva il potere le proteste operaie le reprimeva con il piombo, le forche i gulag.

E però anche se viziati da uno stalinismo di fondo che porterà agli esiti che oggi tutti abbiamo sotto gli occhi, quei due partiti, specialmente il PCI un contributo alla difesa della democrazia non si può negare e non si deve negare che lo abbiano dato.

In Italia ogni battaglia democratica da quelle contro la mafia a quelle per le libertà sindacali in fabbrica ha visto sempre i comunisti in prima fila ed il partito magari un bel po' più indietro...insomma è stata una responsabilità dei gruppi dirigenti non aver affrontato più laicamente i nodi del rapporto con l'URSS....

Viceversa, quelli che attaccavano il PCI come partito democraticamente inaffidabile, dati i suoi legami con l'URSS stalinista, non erano e non sono stati mai un esempio di democrazia progressista nè a livello di politica interna, basti pensare a Scelba, a Segni, a Cossiga, ai segreti sulle stragi degli anni '70 e '80, alle persecuzioni anticomuniste nelle fabbriche e nella società, né per i legami coltivati in ambito internazionale.

La fedeltà ottusa e canina prima, squallidamente e furbescamente servile poi, alle varie amministrazioni che si sono succedute alla guida degli Stati Uniti, l'esistenza di organizzazioni quali Gladio e StandBy, le schedature dei dirigenti e militanti della sinistra e dei sindacati, non contribuiscono a dare alla classe dirigente porstbellica una patente di immacolata verginità democratica.

In effetti lo scarso spessore politico del Partito Democratico di oggi deriva anche (ma non solo da questo).
Da un lato l'eredità democristiana, dall'altro quella stalinista.

Gli stalinisti una volta tramontata la stella polare URSS si sono ritrovati come agnellini belanti sperduti sulla montagna e si sono imbrancati con gli ex-dc per trovare insieme un comune ovile, che li metta al riparo dalle zanne e dalle unghie del lupo Berlusconi e del suo branco.

Fedeli (più per calcolo e mentalità servile che per ardore spirituale) di due chiese, una delle quali miserevolmente scomparsa...devoti alla religione del potere per il potere, non riescono a galvanizzare ed entusiasmare con progetti politici quelli che dovrebbero seguirli e si vedono costretti a dar vita a vere e proprie campagne acquisti per reclutare aderenti.

1 commento:

casolaro2000 ha detto...

Gli accordi di Yalta prevedevano le divisioni che sappiamo. Il Pci consapevole di ciò produsse una politica interna al blocco occidentale senza mai uscire fuori dai binari di quelle compatibilità, In coseguenza di ciò la borghesia più che il proletariato è debitrice nei confronti del pci. La prova di ciò sta nello scatenamento del '68 che si svolse in buona parte fuori e contro il pci. Il resto è storia di oggi ed è in relazione alla fine del socialismo reale. La crisi del capitalismo non ammette alcun accomodamento che vede lo stato impegnato nell'economia. La grancassa del comunismo come denunciano berlusconi ed i suoi sodali è un falso problea, anche perchè non è vero; figurarsi se RC e il Pdci possano essere considerati comunisti.
Al fondo non c'è mai limite, per cui ne vedremo ancora.

antonio casolaro