lunedì 25 febbraio 2008

LA RISP0STA DI TONINO CASOLARO a "ribellarsi è possibile, ribellarsi è giusto"

A me pare che l'elettorato in genere, anche quello che può ritenersi il più
libero, alla fine deve subordinarsi ad una sorta di mediazione, scegliendo
nel panorama dei partiti presenti quello che possa garantire perlomeno un
comportamento coerente.

L'ultima legislatura, nei venti mesi che è durata, ha offerto uno spettacolo
a dir poco penoso. Da una parte una coalizione, quella dell'unione,
preoccupata, forse anche obbligata, a tentare di metter ordine nelle
dissestate finanze del paese, orrendamente mutilate, per esser buoni, dal
dilettantismo del governo del cavaliere di Arcore (basterebbe ricordare i
condoni fiscali), dall'altra una opposizione il cui unico scopo è stato
quello di convincere ed anche corrompere forse oggi uno, domani un altro
senatore per far cadere il governo.

In questo contesto la cd sx antagonista non è riuscita a concretizzare
alcuna delle iniziative per le quali aveva accettato di partecipare al
governo: è stato un fallimento, ha detto un autorevole esponente del partito
della RC e mai più chiaro commento fu espresso.

E' evidente che stando così le cose il distacco tra i movimenti dei
lavoratori, degli studenti, dei pensionati, delle donne, dei disoccupati,
dei comitati di lotta contro gli inceneritori, dei lavoratori flessibili,
dei no alla Tav, dei No Dal Molin, dei migranti, etc si è approfondito sempre
più fino a trasformarsi in aperto conflitto.

Un recente documento di un'organizzazione del sindacalismo di base ha preso
le distanze dal cd partito della nuova sinistra, proprio perchè questa
formazione è stata vista come la continuazione del fallimento.

E' chiaro, almeno per me, che i movimenti precedentemente segnalati escono
da un periodo durante il quale hanno subito sul piano economico (leggi
sindacato) e su quello politico (partiti di sx) una sconfitta profonda, che
si è tradotta nell'intreccio da una parte della drastica diminuzione del
potere di acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni nonché della
perdita del cd salario sociale (riforma delle pensioni, ticket sanitari,
livelli scolastici inefficaci, scomparsa dell'edilizia pubblica etc)e
dall'altra nella involuzione dei partiti della sx antagonista, incapaci di
rinnovarsi a partire dalla critica dello stalinismo, al fine di recuperare
il vasto filone che fin dagli anni '20 del secolo scorso si contrappose alle
degenerazioni del burocratismo del socialismo in un sol paese.

Ciò non è stato; ovvero nelle ipotesi di critica della dittatura sul
proletariato la soluzione suggerita è stata un inconsistente processo di
costruzione di un astratto partito (forse), il quale a partire dai movimenti
(per esempio Seattle, Genova etc) si contaminasse con le elaborazioni degli
stessi per contaminare di rimando sulla base (forse) di una elaborazione
prodotta dal movimento dei movimenti. Una vera e propria cabala senza testa
pensante e quindi insignificante sul piano organizzativo e sui percorsi
tattici, ancor più evanescente su quello strategico ancorato appunto
sull'astratto slogan "un altro mondo è possibile".

In questa realtà il cd corpo elettorale viene ri/chiamato alle urne e lo
scenario che si presenta è più vicino ad una strada di Melito di Napoli, il
quale, almeno stando alle immagini del TG della Campania, è il comune dove
la mmunnezza sta da più tempo abbandonata e dispersa nelle strade, che a
quello che dovrebbe essere.

Manca in questo approccio di disamina (se mai riesca ad esserla) un
ulteriore passaggio che è quello conseguente agli effetti della sconfitta.
Il soggetto sul quale la trasformazione della società può prodursi, proprio
perché sconfitto, è incapace di recuperare e produrre lotta antagonista e
che una volta si chiamava la classe, oggi, per le cose fin qui dette, è
tutta da costruire. Inoltre proprio perché la classe si è disarticolata non
ha né può avere – il problema non è la mancanza della volontà, ma
l’impossibilità oggettiva – quello che si chiamava il partito, il quale oggi
a scanso di equivoci potrà chiamarsi il movimento dei movimenti, una sorta
di organizzazione, il momento di sintesi, insomma un organo di elaborazione
e di orientamento, capace cioè di capire come l’avversario si muove e
destruttura la classe.

In questo deserto ci sono compagne e compagni certamente serie/i, valorose
e valorosi le/i quali forse vedono l’albero del rifiuto alla realtà che ci
circonda e non forse la foresta del rifiuto e dell’agnosticismo. Confondono
forse la critica delle avanguardie – semmai siano tali – come la realtà
delle masse. In questo corto circuito emerge il volontarismo del partito dei
pochi e senz’altro autorevoli compagni/e e la scelta di partecipare alle
elezioni.

A mio giudizio un tale percorso storicamente non ha mai prodotto risultati
esaltanti, men che mai in un momento di crisi come questo. Basterebbe
osservare che un partito comunista autenticamente antistalinista già da
oltre un anno costituitosi, fino ad ora non ha espresso, in termini di
rapporti di massa quasi nulla. Ora se ciò è vero come avverrebbe che il 13 e
14 aprile fosse riconosciuto da un elettorato del 4 o 5 per cento ?
Sicuramente i dubbi sussistono.

In conclusione ritengo che un certo elettorato di sx sia più propenso ad
astenersi, naturalmente non per motivi di principio, ma per consapevole
scelta politica, cosa che porrebbe successivamente sul piano della
discussione politica la necessità della ripresa della stessa con al primo
punto all’ordine del giorno come costruire una nuova classe dirigente in
sostituzione di quella di oggi miseramente fallita.

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