lunedì 26 gennaio 2009

COMUNISTI NEL XXI SECOLO

Spesso mi trovo in difficoltà a spiegare che cosa possa voler dire essere comunisti per e nel XXI secolo.
E’ una difficoltà che ho in primo luogo con me stesso.
Mi dico che comunismo è ANTAGONISMO e RIBELLIONE al presente stato di cose.
Quando leggo che circa
UN MILIARDO di esseri umani sono connessi in rete, non posso fare a meno di notare il carattere manipolatorio della notizia. La vera notizia è infatti che CINQUE MILIARDI di esseri umani sono esclusi dalla connessione in rete.
E dico a me stesso ed agli altri che: comunismo è essere contro l’esclusione, l’esclusione dal cibo, dall’acqua, dalla salute, dall’educazione, istruzione, formazione...esclusione da una vita degna di essere vissuta, esclusione dalla dignità umana.
Esclusione dalla proprietà. L’universale apoteosi della proprietà privata, priva della proprietà dei mezzi di produrre il proprio sostentamento la stragrande maggioranza di noi esseri umani, di noi membri della razza umana (homo sapiens).
Ma mi rendo conto che, per quanto giuste, in linea di fatto, queste sono idee espresse ( e pensate) con e nel linguaggio del secolo ormai passato.
Ecco: lo scritto inedito di Franco Carlini, uno dei compagni di punta de il manifesto, che trascrivo più sotto mi sembra, al contrario, un pezzo, una scheggia, importante, di comunismo pensata nel e con il linguaggio del secolo che stiamo attraversando.

Chi era questo compagno ?

Franco Carlini (Genova, 1944 – Genova, 30 agosto 2007) è stato un giornalista e saggista italiano.

È stato da molti considerato uno dei maggiori esperti italiani di Internet.
Prima di dedicarsi all'attività di giornalista e scrittore è stato un ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, presso l'Istituto di Cibernetica e Biofisica, in ambito neurofisiologico e psicologico.
Dal 1989 comincia le sue collaborazioni con diversi organi di stampa nazionali, collaborando tra gli altri con il manifesto, dove teneva la rubrica Chips & Salsa (stesso titolo del suo blog) e commentando i fatti e le tendenze del mondo della comunicazione digitale e non solo; con L'Espresso, per la rubrica Non solo Cyber; e con il Corriere della Sera, dove si occupava di web economy e di dinamiche sociali nella rete.
Dal 1993 ha partecipato alle trasmissioni scientifiche di Rai Radio 3 ed è stato fra gli ospiti fissi della trasmissione televisiva MediaMente di Rai Educational, presentando diverse puntate della serie MediaMente Enciclopedia.
È stato anche insegnante nel corso di Informatica Generale per il corso di Diploma di Giornalismo dell'Università di Genova dal 1993 al 1996. Nel 1997 ha fondato Totem S.r.l., società di web design e web content. Dal 2005 insegnava Information and Communication Technology presso il Corso di Scienze della Comunicazione dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
È improvvisamente e prematuramente scomparso per un malore nella sua Genova il 30 agosto 2007.

Il circolo della conoscenza
di Franco Carlini (inedito)

1. Nel 21esimo secolo sembra infine realizzarsi la società dell'informazione, anzi della conoscenza, più volte annunciata fin dagli anni '60. Ciò avviene per effetto congiunto della commoditization dei beni materiali, della globalizzazione e delle tecnologie digitali sviluppatesi negli ultimi 30 anni. La conoscenza, da semplice strumento del potere e dell'economia (al servizio dell'innovazione), diventa merce essa stessa.

2. La proprietà intellettuale, è termine relativamente recente che vuole trasformare in diritto universale ed eterno, persino naturale, alcune forme storiche di protezione e incentivazione della creatività come copyright, brevetti, brand. Lo scopo è di creare una scarsità artificiale dove, per la natura stessa della conoscenza, c'è invece abbondanza. Questa strategia di corto respiro viene tentata dalle corporation dei saperi, ma rischia di frenare l'innovazione tecnica e sociale. In ogni caso sta generando sane controtendenze e conflitti.

3. Questo spostamento del valore verso i beni immateriali è sia favorito che contrastato dalla rivoluzione Internet. Essa è figlia di tecnologie e regole open e ha prodotto, senza che alcuno potesse prevederlo, una non market networked economy con prassi e culture diverse rispetto all'economia di mercato come a quella di stato. L'elemento caratterizzante è la cooperazione fin dal momento della produzione di conoscenza.

4. Per molti la cooperazione è un mistero, persino un errore dal punto di vista dell'utilitarismo e delle versioni volgari del darwinismo. Invece non c'è nulla di misterioso perché essa è il fondamento di ogni sistema complesso. Diversi modelli sono stati proposti per spiegare l'insorgere e il perpetuarsi della cooperazione nelle società umane e vengono qui descritti.

5. L'utilitarismo per almeno due secoli è apparso come la spiegazione dei comportamenti individuali e insieme come un manifesto programmatico per la società e per l'economia, trovando supporto anche nel darwinismo. Esso presenta sia aspetti descrittivi (del comportamento individuale) che filosofici (sulla natura dell'uomo) che anche prescrittivi-programmatici.
Nel tentativo di mantenergli uno status culturalmente egemone, si è tentato senza molto successo, di ricomprendere in esso anche la cooperazione e l'altruismo.

6. A supporto dell'utilitarismo ha giocato anche la teoria dell'Homo oeconomicus, ovvero del decisore razionale, un modello di cui da tempo sono evidenti i limiti. Per salvarlo si è avanzata l'ipotesi della razionalità limitata, trattando le deviazioni dal modello come eccezioni che tuttavia non lo mettono in discussione. L'economia sperimentale conferma che non si tratta di errori. Le scienze del cervello indicano che i circuiti del pensiero logico e delle emozioni sono strettamente associati. La dicotomia tra i due aspetti è ormai insostenibile e andrebbe abbandonata.

7. Ancor più inspiegabili risultano all'individualismo utilitarista i comportamenti di altruismo estremo e le pratiche del dono. Lungi dall'essere residui del passato o confinati nell'ambito familiare, delineano un'economia (se così la si vuole chiamare) i cui output sono beni relazionali . L'altruismo della specie umana è davvero, come appare dalla letteratura recente un mistero che deve essere spiegato, un'eccezione rispetto alla natura umana (e delle società umane) che sarebbero intrinsecamente egoiste e utilitariste? In questa visione l'altruismo appare come un rimedio volontaristico, a correzione del male intrinseco, un valore sovrapposto alla natura egoista, al peccato originario. Oppure una correzione ai fallimenti del mercato.

8. Il dono è sfacciato. Il dono è dissipazione. Il dono è sovversivo. Il dono dimostra che l'uomo possiede delle facoltà superiori alla razionalità. Perché, come sosteneva Blaise Pascal, il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. E proprio come ogni trasgressione, il dono è affascinante perché crea turbamento, provoca, è rottura, alimenta contestazione.

9. A loro volta i beni relazionali stanno alla base delle teorie della felicità. Campo di ricerca relativamente recente, prende le mosse da un altro paradosso che tale non è: la ricchezza è in una certa misura disaccoppiata dalla felicità, sia a scala individuale che collettiva.

10. Qui il cerchio si chiude. Le relazioni, il dialogo, le conversazioni, persino il pettegolezzo, sono il fluido che anima la rete. Sovente vengono prodotte peer to peer, condivise con estranei, e generano conoscenza globale la quale, per esistere e crescere, deve muoversi in circolo, in rete, come e più delle conchiglie delle Trobriand. La conoscenza come dono, non divino ma dell'umanità a se stessa. Alcuni fatti e tendenze permettono di crederlo.

3 commenti:

Riccardo Scano ha detto...

Questo articolo è bellissimo! Hai commentato un mio articolo su "Giornalismo Partecipativo", così mi son preso il potere di inserire il tuo blog tra i link del mio, nella speranza che anche tu possa fare lo stesso. Un saluto.

Anonimo ha detto...

Sì, anch'io ho trovato molto interessante questo articolo. Sono lieta di essermi fermata per qualche manciata di minuti, in questo breve spazio di tempo mi sono arricchita.
Grazie.
Francesca

Anonimo ha detto...

Sono ancora io, ho dimenticato di dirle che tornerò a rileggerla con vero piacere.
Francesca