lunedì 27 settembre 2010

about BEPPE GRILLO

 A BISCHERO SCIORTO 3


Numerosisssimi sono i motivi che mi tengono lontano dal “grillismo”...non ultimo, tuttaltro, l’ esserci una personalità che identifica la lista. Come per i radicali, come per la Lega .....“una guida, un movimento, un popolo”, (uno dei motti del nazionalsocialismo in ascesa...)
Tante, tantissime volte, ho applaudito contentissimo il mio leader di turno. ma la mia identificazione con lui (o con lei) era transitiva e transitoria, temporanea. Cioè quella persona incarnava al meglio le mie idee, i miei giudizi politici del momento. Non nego certamente che le mie idee del momento si siano formate ANCHE a partire dalla contaminazione con chi esercitava la leadership, ma giuste o sbagliate che fossero (talvolta si sono dimostrate anche un po’ sballate...) non nascevano solamente o principalmente grazie a quei rapporti. Vi era un sostrato che ad essi preesisteva, e che continua, nel bene e nel male, a persistere ed a preesistere ad essi, (tanto è vero che io son qui, ed i vari Sofri, Bertinotti ecc. ecc, son da tutt’altra parte...)
Questa parentesi, apparentemente autobiografica, per dire che solo lo studio, il dialogo, la riflessione possono mettere capo a convincimenti che non siano la fiammata di un momento....una fiammata che il vento degli eventi può far divampare ma può fare anche spegnere.
Per dire e riaffermare che quando la prassi teorica e la pratica politica organizzativa quotidiana non si intrecciano intimamente, i militanti, ed i movimenti a cui questi fanno riferimento, rischiano di cessare di esistere, con la stessa effimera rapidità con cui sono nati.
La mancanza di rigidi riferimenti ideologici, marxismo ecc. ecc., nella misura in cui facilita, e non poco il rapporto e la presa con una società, in cui in questi momenti prevale la moda dell’ideologia dell’ antiideologismo, rende però estremamente fragile il quadro teorico del movimento, che sicuramente a livello di massa-base privilegia, il fare sul pensare e sul programmare.
Va anche detto che il disgusto per le ideologie è ampiamente, ben più che ampiamente, giustificato dal dogmatismo con cui si cercava di imporle. Più che proposte di discussione e di orientamento politico-strategico e culturale erano delle “rivelazioni” a cui si ricorreva per imporre e sancire la bontà di una scelta politica.
Roba da far accapponare la pelle....e pensare che queste sciocchezze, spesso tragiche sciocchezze, venivano gabellate per metodo scientifico, per materialismo....ripeto: davvero roba da far accapponare la pelle !
Il grillismo rappresenta una innovazione, tutta dentro l’atmosfera del presente, MA NON RIDUCIBILE, NON APPIATTIBILE AD ESSA..., la critica dei modelli di sviluppo consumistici, unita alla difesa dell’ambiente, insieme a proposte abbastanza praticabili senza sconvolgere in maniera ciclonica il quotidiano di ciascuno, anzi migliorandolo notevolmente, indipendentemente dalla sua praticabilità politica, qui ed ora, ne fanno un serbatoio di proposte, un serbatoio ribollente ed effervescente, con cui occorre costringere a fare i conti sia una grossa parte di quelli che votano per il centrosinistra, sia una parte considerevole di quelli che votano Lega ed anche centrodestra.
E che il grillismo incida lo dimostrano i risultati elettorali.
Certo, come a tutti i movimenti, nessuno escluso, che, da quaranta e più anni ad oggi, si succedono sullo scenario della cronaca e della storia italiana, gli manca la capacità di presa su quelle fasce di persone che, pur non avendone niente da perdere, sono refrattarie ad ogni discorso di impegno civico. Dico refrattarie e non contrarie, dico refrattarie nel senso di impermeabili, di insensibili, di completamente disinteressate.
Però queste persone non sono poche, e non sono, probabilmente, tutte geneticamente programmate per essere così...ma i loro atteggiamenti, fondamentalmente improntati ad un uso del tempo libero orientato unicamente alla distrazione, vanno comunque anche capiti...sono anche il frutto di una smobilitazione di massa dalle lotte sociali che, negli anni 60 e 70, hanno sconvolto e coinvolto in profondità il nostro paese.
Senza, purtroppo, riuscire a stravolgerne gli assetti di potere...anzi. E che tutto ciò è anche alla radice della smobilitazione di cui dicevo sopra.
Certo è che l’aggressività verbale, che tanto serve a galvanizzare le proprie schiere, può invece aumentare le distanze con questi settori popolari.
Una cosa è la denuncia, fermissima e totale, delle malefatte, citando malfattori e misfatti, con nomi dati e date, altro è lo show, per me abbastanza divertente, talvolta, non sempre, in cui i malfattori ed i misfatti sono oggetto di un divertissement di sputtanamento. Non si tratta di condannare la gogna, che a me in certi casi sta benissimo, ma di condannare l’uso dell’ atto di accusa come gogna. Prima i misfatti van provati e poi la pena sarà anche la gogna. Il teatrino si fa dopo, chi vuole, per festeggiare, non prima, per giocare.
Certo è che ascoltando, domenica 26 Settembre su La7, un duetto tra Marco Follini e Nichi Vendola, insieme alle enormi differenze tra i due, rilevavo anche, e come poteva essere altrimenti ?, la loro comunanza antropologica, compreso il modo di vestire e di gestire, il loro appartenere al mondo di chi comanda, al mondo di chi sta in alto.
Certo è che se non si ha la forza, come ora non si ha, di buttare all’aria il tavolo con le carte, il panno verde e le fiches, bisogna trovare un modo di interloquire con quelli che gli stan d’intorno, contendendosi il potere sulle nostre vite, o pezzi di esso, per condizionare, prima e  fermare, il gioco, dopo.
Perchè una cosa è conquistare d’assalto dei seggi come rappresentanti nelle istituzioni, altra è un uso davvero alternativo di questi seggi, ed è su questo che il “grillismo” è chiamato a dar prova della propria sostanziale diversità.
Vendola non è e non sarà mai un Pepe Mujica e Grillo neppure. Ma indipendentemente da ogni valutazione morale sullo stile Vendola, io credo che la gente abbia bisogno di identificarsi in leadership sconvolgentemente simili al cosiddetto uomo della strada, almeno nelle prime apparenze. Anche per essere convinta che come fa lei o lui possiam fare in tanti...e Vendola, ma penso anche Grillo, non hanno questa caratteristica...però, per concludere, questa prima valutazione, su cui spero di poter ritornare, magari anche con il contributo di chi legge, e , dopo aver letto, crede che valga la pena di inserire un commento, se dovessi scegliere tra liste Vendola e liste Grillo, sceglierei Grillo, per la sua totale estraneità, anche conclamata all’ambiente della sinistra, così come la abbiamo tradizionalemte conosciuta.
Forse, o, quasi sicuramente, i momenti splendidi della sinistra più radicale, per essere salvati, e magari metabolizzati, necessitano che con quel che rimane di sinistra, si operi una cesura profonda, profondissima. L’orecchino e l’eleganza un po’ paesana e tradizionale del buon Niki, ovvero tradizione ed ammicamento al “nuovo”, oggi vanno respinti, consapevoli che così facendo si pagheranno prezzi alti, altissimi....ma anche che vale la pena di fare pure questa scommessa.
Altrimenti ci resta solo il fango attaccato addosso a sporcarci e, peggio ancora, ad intralciare i nostri movimenti.

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