mercoledì 20 febbraio 2008

FIDEL PASSA ALLA STORIA, CUBA CONTINUA

una riflesssione di Tonino Casolaro sintesi piena di ragionevolezza e di sentimento



Dopo quasi 50 anni, colui il quale doveva essere spodestato a distanza di
pochi anni, se ne è andato per oggettivi motivi di salute.
Non ho la presunzione di intravedere il futuro di quel paese, il quale, al
di là di tutte le cose dette e raccontate dai cd democratici del mondo
intero non ultimo "la brillante" inviata del giornale di Rifondazione
Capitalista, "Putrefazione" e con tutti i limiti di una rivoluzione a metà,
resta uno dei tentativi riusciti (?) del '900 di affrancamento
dall'imperialismo yankee.
Non lo so se un'altra via sarebbe stata percorribile; non lo so se il legame
con l'Urss sarebbe stato possibile evitarlo, anche se quel paese si schierò,
se non ricordo male tra i non allineati e quindi intese difendere
maggiormente la propria autonomia, evitando così di far parte dei cd
satelliti.
Il disagio che ho sempre provato sta nel partito unico e quindi nella classe
dirigente costruita attraverso la cooptazione, nella esclusione del
proletariato dalla gestione reale del paese, nell'autoritarismo della
nomenclatura. Certo vivere con una fiera a pochi km. da casa, ben sapendo di
quale forza e di quale violenza sia capace non consente di programmare un
sia pur minimo futuro. Vivere con il blocco economico di tutti i paesi
dell'area e non solo significa riproporre quello che si verificò negli
ultimi anni nell'Iraq di Sadam.
Certo proprio il disagio del blocco forse avrebbe dovuto alimentare uno
sforzo politico maggiore per osare di più sul piano delle libertà
individuali. Una maggiore presenza ed un maggiore coinvolgimento del
"comandante" avrebbe certamente costruito di più anche in termini di
alternativa al burocratismo. Non averlo saputo preservare e quindi fermarlo
nel paese dove la "svolta" si era realizzata è stato anche quello un segno
della difficoltà del procedere del cammino.
Un cammino che può anche interrompersi non conoscendo appunto le seconde
linee di quella dirigenza, ma soprattutto perché il destino di un paese che
voglia anche contribuire a trasformare il mondo basato sullo sfruttamento
dell'uomo sull'uomo non può dipendere da un solo uomo.

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