domenica 25 aprile 2010

25 APRILE 2010

Una delle conseguenze del Concilio di Trento, convocato per adottare provvedimenti atti ad affrontare e distruggere la riforma protestante, (ovverosia a rimettere indietro le lancette dell’orologio) fu la sovrapposizione di larghe foglie di fico sui genitali maschili di una quantità incalcolabile di statue.
Ovviamente l’effetto maggiore non fu quello di nascondere alla vista ma quello di richiamare l’attenzione su ciò che si voleva occultare. Un po’ come il materiale psichico rimosso, ma non dissolto né risolto, che, come avrebbe scoperto Freud, dalle stanze dell’inconscio si mette a battere i pugni ed a tirar calci contro la porta serrata che gli preclude l’accesso al livello della coscienza.
Così come le cerimonie che ogni anno commemorano il 25 Aprile. Ovverosia la fine (più o meno vittoriosa) della guerra di Liberazione.
Ho iniziato a scrivere queste righe perchè qualche secondo fa ho visto Napolitano che, commemorando il 25 Aprile a Milano, parlava di Pertini che, a Roma, subito dopo l’annuncio dell’armistizio e la fuga del re e del governo dalla capitale, dopo l'8 Settembre, pur consapevole di quanto l’ impresa fosse disperata, tentò di organizzare la resistenza contro i tedeschi che volevano occuparla, e che la occuparono.
Parlando di questo Napolitano si è visibilmente commosso. Si è commosso, secondo me, perchè nel suo inconscio si agitava qualcosa che gli diceva "Ancora una volta ce l'hai fatta"....infatti nessuno si è alzato a gridargli " E mentre tante donne (a porta San Paolo ci furono anche delle ragazze) e tanti uomini combattevano, rischiavano e morivano, tu dove eri ? che diamine facevi ?"
Pertini non l'ho mai idolatrato, sono tendenzialmente un iconoclasta, e secondo me la sua presidenza non fu esente da peccati, taluni non certo veniali....
Ma nella sua gioventù, e talvolta anche dopo, fu coraggioso e mai codardo né servile né conformista.

Non è un caso la simpatia, direi di più, la corrispondenza di amorosi sensi che invece lega Napolitano a Fini.
Cosa peggiore non gli poteva capitare al buon Sandro che l'essere commemorato dal vecchio equilibrista Napolitano.
Stalinista quando essere stalinisti rendeva, filosovietico fino all'infamia di vilipendere l'eroismo degli operai e degli studenti ungheresi insorti contro le vessazioni staliniste nel 1956, (stalin era morto da più di un anno, ma l’andazzo nelle “colonie” non era cambiato) che si battevano anche con le sole molotov contro i carri russi....togliattiano e poi amendoliano e poi e poi......avversario irriducibile del gruppo de “il manifesto” in nome del centralismo burocratico autoritario, cinquanta anni dopo abiettamente filomaericano, tanto da irridere al pacifismo di Bertinotti, ai tempi della proclamazione della guerra in Iraq.
Molto nobili ed appropriate le parole di Marco Revelli, figlio del partigiano e scrittore Nuto, chiamato da RAINEWS24 a commentare la ricorrenza e le commemorazioni, pur avendo fatto la scelta politicista di elogiare e riconoscersi nelle vacuità presidenziali.
Revelli ha detto che dopo l'otto settembre vi furono due patrie, una quella del re in fuga, l'altra quella dgli italiani che scelsero di resistere. La seconda scelta liberamente, senza stato nè gerarchie preordinate...
Io vorrei aggiungere un ricordo speciale, dovuto in questi tempi, per tutti quegli stranieri (anche statunitensi, canadesi, inglesi) che prigionieri fuggiaschi, liberamente, invece di andare in Svizzera, per poi tornare di qui a combattere con i propri eserciti, scelsero di rimanere con le bande partigiane, in caso di cattura hanno subito la stessa sorte dei partigiani.
Ed anche a quei russi che fuggirono dalla prigionia apposta per lottare insieme ai partigiani italiani, ed ANCHE A QUEI POCHI, POCHISSIMI TEDESCHI CHE DISERTARONO IL DISONORE DELLA WEHRMACHT PER FARSI PARTIGIANI, sapendo che, in caso di cattura, il loro destino sarebbe stato anche peggiore di quello già  terribile riservato ai partigiani.
Peppino Mazzini e Peppino Garibaldi, i due santi a cui abbiamo, fino ad ora fatto appello, nei momenti di difficoltà, gli "apostoli" ( ma quando mai...scopavano alla grande) della nostra (malriuscita) unità nazionale, a cui tutto poteva far difetto (ma non è vero, erano due grandi) tranne il patriottismo, dicevano (e praticavano) sempre  "AMO LA MIA PATRIA PERCHE' AMO TUTTE LE PATRIE".
Quindi la Repubblica nata dalla Resistenza si costituisce secondo una idea di patria INCLUDENTE non ESCLUDENTE quale quella legaiola. Non è importante quanto sia grande il territorio di un paese ma la visione che la gente che ci vive ha dei rapporti con le genti che nascono e vivono in altri territori, e magari scelgono, o sono obbligate a trasferirsi.
La patria includente è quella che accoglie, che trasforma e che si trasforma, l'altra è la tana di belve scioviniste, sempre pronte alla guerra prossima ventura.
E' quindi ad una idea di una pace interna ed esterna tutta da costruire che il 25 Aprile antifascista ci reinvia. Ed in nome di questa idea chiedere perdono a tutte/i quelle/i iracheni ed afghani che hanno subito  e che tuttora subiscono l'offesa dell'occupazione delle loro patrie da parte dei soldati italiani (quelli appunto che combattono per il soldo, non per difendere il suolo della patria) che collaborano attivamente alle mattanze di civili innocenti.
Per questo all’inizio parlavo di rimozioni e foglie di fico. Le commemorazioni vogliono occultare con la retorica ingiuriosamente patriottarda il senso della scelta politica antifascista, una scelta di campo, di parte, partigiana, quindi nel senso più pieno e più alto della parola.
Riconquistare la democrazia non voleva dire solamente di nuovo elezioni ogni tot anni, ma riconoscere e restituire dignità umana ad ogni essere umano. Questo oggi è apertamente e prepotentemente messo in discussione, non è dell’unità nazionale che mi interesso, ma dei motivi che stanno dietro ai tentativi di distruggerla.
Molti di noi hanno più di una patria, non necessariamente in guerra tra di loro. La propria città, la propria regione, ma anche, per me, sia la parte occidentale dell’ Europa sia il mediterraneo e le altre patrie che lo condividono con noi.
Non solo l’idea di patria non deve essere escludente ma può anche essere non esclusiva. Quello con il mondo e con la propria razza (quella umana, l’unica che io conosca) deve essere un rapporto di libertà e solidarietà.
Niente di più squallido ed ipocrita quindi che portar corone ai monumenti ai partigiani insieme alle rappresentanze di un esercito messo in campo agli ordini degli imperialisti ed impegnato in guerre di aggressione, solo una dissociazione quotidiana e costante da queste vergogne può restituire speranza ad un domani dignitoso per l'Italia, e per tutti gli italiani e non italiani che ci vivono.
Questo chiaramente non significa indifferenza ne tantomeno condivisione delle idee degli integralisti islamici ma solo un richiamo al rispetto della storia e della integrità delle patrie altrui.
Non è certo andando a distruggere ed a bombardare che si promuovono e propongono i valori di democrazia e società aperta, ammesso, MA NON CONCESSO, che siano questi i motivi reali della guerra contro il popolo afghano. E non invece la sottomissione dell' Afghanistan ai voleri dell' Impero.

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